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In un’ideale classifica degli argomenti trattati con maggiore frequenza e intensità dai filosofi lungo i 26 secoli della storia del pensiero occidentale, quello delle prove dell’esistenza di Dio occuperebbe certamente uno dei primissimi posti. E ciò continua a essere vero anche nell’epoca contemporanea, nonostante che più volte sia stata annunciata la morte di Dio e, di conseguenza, la sua scomparsa anche dalla scena filosofica.
Pertanto, questo libro di Roberto Giovanni Timossi, docente presso l’Istituto superiore di Scienze religiose della Liguria, si presenta come uno strumento particolarmente utile. In esso infatti viene esaminata con rigore e chiarezza la cruciale questione dell’esistenza di Dio, nella convinzione, espressa con decisione da sant’Agostino, che «la fede, se non viene pensata, non è fede». Scrive a questo proposito l’A., indicando lo scopo del suo lavoro: «Cercare un fondamento razionale alla decisione di avere o non avere fede in Dio esige in primis la necessità di imboccare le vie della ragione, di interrogarsi sull’ammissibilità di una dimostrazione dell’esistenza di un Creatore, vale a dire di una prova razionale della possibile presenza di un Assoluto quale origine e fine di tutte le cose» (p. 7).
Nel primo capitolo, Timossi mostra che la nozione di «ineffabile» non coincide con quella di impensabile, e afferma che questo dischiude la possibilità di elaborare argomenti razionali a favore dell’esistenza di Dio, l’Ineffabile per eccellenza. Opportunamente, elenca e descrive le varie prove proposte dai diversi pensatori a partire dall’antichità. In particolare, richiama l’attenzione del lettore sulla distinzione tra le «prove a priori», denominate anche «ontologiche», basate sul puro ragionamento, e le «prove a posteriori», ossia quelle fondate sui fenomeni empirici, che implicano l’esistenza di una causa prima, che è Dio. A questo secondo gruppo appartengono le celebri «cinque vie» proposte da san Tommaso d’Aquino, alle quali l’A. dedica pagine molto significative, mettendone in luce validità e limiti.
Timossi affronta pure la questione relativa ai tentativi di confutazione delle prove dell’esistenza di Dio, discutendo, in particolare, le famose critiche mosse contro di esse da Immanuel Kant, che le riteneva non valide. Ampio spazio viene poi riservato agli argomenti neocosmologici, «quelli che si ripropongono di dimostrare l’esistenza dell’Ineffabile quale creatore e ordinatore dell’universo su basi nuove rispetto a quelle aristotelico-tomiste» (p. 136).
Nel quinto capitolo, l’A. si occupa delle cosiddette «dimostrazioni esistenziali», ovvero di quelle prove mediante le quali si vuole dimostrare l’esistenza di Dio facendo perno sulla dimensione interiore dell’uomo, che trova in sé stesso domande e risposte che lo conducono fino a Dio. Come non ricordare, a questo proposito, il famoso ammonimento di sant’Agostino a rientrare nella propria interiorità, perché è lì che abita il Vero?
Giunto al termine del suo ampio e profondo lavoro, Timossi sintetizza così le sue convinzioni: «Se da una parte percepiamo e dimostriamo con il raziocinio che deve esistere quel “senso assoluto” che è l’Ineffabile, dall’altra intuiamo di poterci soltanto approssimare alla sua realtà, poiché con la nostra sola ragione non riusciamo a coglierne a pieno il significato ultimo. È a questo punto che può farsi strada un’autentica fede religiosa vissuta non soltanto col cuore, ma partecipata anche con la mente» (p. 244).